Arte moderna
Dal Neoclassicismo al secondo dopoguerra: tutte le espressioni dell’arte moderna.
Con il termine “arte moderna” si suole indicare quel gruppo di movimenti artistici che si sono sviluppati nell’arco di un lungo periodo storico che va dal Neoclassicismo al secondo dopoguerra.
Col Neoclassicismo si cerca, in età moderna, di recuperare i valori dell’antichità, basati su ricerca dell’armonia e dell’equilibrio delle forme. Sempre agli inizi del periodo moderno, e dopo il neoclassicismo, prende vita un nuovo fenomeno artistico che si oppone totalmente alla rigidità concettuale e formale neoclassica per esaltare il sentimento in contrapposizione al ragionamento.
Non più, quindi, esaltazione della superiorità dei modelli greco-romani, ma desiderio di liberarsi dalla tirannia di regole imposte e di lasciarsi andare ad una creatività basata sui sentimenti individuali.
Con il 1848, anno di moti insurrezionali in Italia, Francia, Germania ed Austria, qualcosa cambia. Le rivoluzioni forse non ottennero grandi risultati dal punto di vista politico e sociale, ma sicuramente ebbero i loro effetti sulle mentalità delle persone. Anche perché il periodo di queste rivoluzioni fu anche un periodo fecondo dal punto di vista scientifico. L’invenzione della fotografia, ad esempio, diede il via al filone realista, interpretato egregiamente da nomi quali Courbet e Millet, che nelle loro opere ritraggono il reale proprio come in uno scatto fotografico, con precisione oggettiva.
All’obiettività del realismo fa da contrasto, successivamente, il trionfo del colore e della fantasia tipici dell’impressionismo. Non più ombre nere ma ombre colorate, quelle ombre e quelle forme che vivono nel mondo interiore degli artisti. Ecco perché differenti quadri del periodo impressionista riescono a ritrarre la medesima scena in modi totalmente diversi. Manet, Pissarro, Monet, Renoir, Sisley, Degas dipingono divertendosi, esprimendo loro stessi al massimo. Le atmosfere sono vibranti di colore, riprese spesso en plein air; uno dei temi favoriti dagli impressionisti è la luce solare, il modo in cui colpisce le cose e si scompone in mille riflessi, il modo in cui il le foglie al vento la filtrano, in cui l’acqua la respinge indietro in una miriade di inaspettati giochi luminosi.
Pur nella molteplicità delle personalità dei singoli esponenti del movimento impressionista, esso si presenta quindi con caratteristiche tutto sommato unitarie. I suoi sbocchi e le sue evoluzioni lo conducono poi verso il puntillismo, dal francese pointillisme, dove, attraverso la nuova tecnica “a puntini”, si crede di aver conferito nuova scientificità al movimento impressionista precedente, che d’ora in poi verrà definito come impressionismo “romantico”. I più noti esponenti di questo nuovo filone sono Seurat e Signac, il primo noto per il celebre quadro Una domenica pomeriggio all’isola della Grande Jatte, il secondo noto per l’Ingresso al porto di Marsiglia.
Il superamento dell’impressionismo si verifica in modo totalmente individuale nei differenti artisti: Paul Gauguin, ad esempio si orienta verso il mito della purezza dell’individuo, trascinato forse dalla moda del “buon selvaggio” che si andava diffondendo a seguito delle ondate coloniali di quegli anni. Gauguin è un autodidatta, come lo è Van Gogh, artista dal temperamento irrequieto e tormentato. Van Gogh trae dall’impressionismo una forte attenzione per la luce e per i giochi di ombre; ama ritrarre scene e volti nel buio, illuminandoli con un fascio di luce dall’alto e sottolineandone gli abiti, i volti, le mani, spesso di persone semplici e povere e pertanto segnate dalla vita.
Il filone “onirico” dell’arte moderna: da Mirò a Chagall
Gli artisti del periodo moderno hanno spesso usato il sogno come fonte di ispirazione per le loro creazioni, per esprimere al meglio la loro interiorità, per affrontare a volte addirittura profondi momenti di autoanalisi ed arrivare a conoscersi meglio.
Uno dei filoni più conosciuti dell’arte moderna è proprio la pittura cosiddetta onirica, che mette in gioco tematiche inusuali rappresentando immagini visionarie, quelle stesse immagini frutto di esperienze meta-fisiche ed extra sensoriali che normalmente non fanno parte delle esperienze visive quotidiane. La corrente artistica più “onirica” in assoluto è sicuramente il Surrealismo. I quadri surrealisti sono forse i quadri d’arte moderna più apprezzati: Juan Mirò, ad esempio, è riuscito a creare, con la sua arte, un vero e proprio mondo parallelo, visionario, allucinato ed infantile, popolato da immagini colorate e da forme geometriche che sembrano fluttuare nella mente dell’artista.
La produzione di Mirò sembra il risultato di un lavoro nel mondo dell’irreale, dell’inconscio, nell’incubo dal quale egli sembra non svegliarsi mai, perché ogni volta che riprende il pennello in mano è esattamente quell’incubo a ritornare più vivo di prima. Questa reinterpretazione del reale e dell’animo umano è presente, anche se in maniera del tutto diversa, anche nelle opere di Marc Chagall. Anche Chagall riesce a creare un mondo assolutamente personale, fatto di immagini irreali, di sogni e di spiritualità; Max Ernst, invece si spinge ancora più in là, alla ricerca dell’insondabile significato dell’animo umano.
Un altro grande esponente dell’arte moderna di impronta onirica è De Chirico, artista affascinato dal mistero, dalle realtà che non hanno né uno spazio né un tempo ben definito, ma apparentemente sospese in una quarta dimensione...
Tra i quadri d’arte moderna appartenenti a questo filone surrealista che hanno lasciato maggiormente il segno nell’immaginario collettivo vi sono senza dubbio “Blue” di Joan Mirò, del 1961, di Chagall “La Caduta di Icaro” (1975) o “Il Grande Circo” (1968); di Max Ernst “Viva l’amore o Pays Charmant” del 1923, e, del 1926, lo croccante "La vergine picchia Gesù bambino davanti a tre testimoni: André Breton, Paul Eluard e il pittore".
Arte moderna anche al Palazzo del Quirinale
I quadri moderni presenti nel Palazzo del Quirinale provengono soprattutto dagli acquisti dei sovrani sabaudi, fortemente impegnati in una politica di mecenatismo e di sostegno all’arte. I sovrani acquistarono opere durante varie edizioni della Biennale di Venezia, della Quadriennale di Roma, della Triennale di Milano e presso altre Associazioni e Società di Artisti... insomma, al Palazzo del Quirinale sono rappresentate tutte le correnti artistiche dagli anni Ottanta dell’Ottocento fino ad arrivare agli anni Cinquanta del Novecento.
I quadri relativi alla fine dell’Ottocento sono opere di tipo paesaggistico, ambientati nelle zone di Torino e di Roma, e opere del livornese Giovanni Fattori, nelle quali si respira un certo interesse di impronta militare.
Proseguendo in questo breve excursus attraverso i quadri moderni presenti nel Palazzo del Quirinale, segnaliamo le opere del prefuturismo di Giacomo Balla, tra cui la grande tela “Affetti” del 1910, raffigurante la moglie e la figlia dell’artista nella loro casa. L’opera venne acquistata dalla regina Margherita proprio presso l’atelier di Giacomo Balla nell’anno 1914. Al periodo futurista vero e proprio appartengono “Volo” di Alfredo Gauro Ambrosi, del 1933, realizzato nel filone dell’aeropittura, e con un Disegno di De Chirico, risalente agli anni Quaranta. Un'altra opera di rilievo è “Due Figure” di Felice Casorati, risalente al 1921.
Oltre a questo pregevole olio su tavola, al Palazzo del Quirinale si conservano anche sei xilografie che Felice Casorati realizzò come illustrazioni per il volume “Lucciole, grilli e barbagianni”. Un’altra opera appartenente al filone di correnti artistiche moderne è la ceramica “San Giorgio che uccide il drago”, risalente al 1927-1928 ma acquistata qualche anno dopo, nel 1933 presso la quinta edizione della Triennale di Milano. Altri artisti che hanno varcato le porte del Quirinale sono Alberto Ziveri con “Corrida”, del 1951 e Mario Mafai, con “Fiori Appassiti” del 1935. E non solo: citiamo un disegno su carta del 1931 di Mairo Sironi, “Biliardo” di Ottone Rosai e “Il pescatore di Burano” (1913), “Verona” (1924) e “Frutta” (1948) tutti di Pio Semeghini. Notevole è anche “Fior di Siepe” del 1938 di Luigi Spazzapan.
Risalgono al 1938 due bellissime tele di Giuseppe Capogrossi: “Baraccone da Fiera“ e “Dietro le quinte”, acquistate alla Terza Quadriennale d’Arte di Roma nel 1939.