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Dipinti

Le tecniche artistiche: tante soluzioni per dar vita ad opere uniche.

Realizzare un dipinto significa non solo avere in mente un’idea, voler comunicare un significato o un’esperienza o essere custodi di un forte talento artistico che si desidera far uscire allo scoperto: significa anche essere in possesso di competenze specifiche per poterlo realizzare.

Quando osserviamo i quadri dei più grandi artisti conosciuti ed apprezzati al mondo, ne apprezziamo il contenuto ed i significati ma spesso dimentichiamo quanta bravura, quanta manualità e quanta competenza ci sia dietro ad una creazione così ammirevole.

Ad esempio, un artista “completo” dovrebbe (e sarà sicuramente) in grado di padroneggiare determinate tecniche. Elenchiamole, così da renderci conto la complessità non solo concettuale ma anche tecnica del fenomeno “arte”: pittura a fresco, pittura a rilievo, acquerello, pittura all’acrilico, aerografo, assemblage, carboncino, carte colorate, collage, pittura digitale, encausto, tecniche fotopittoriche, guazzo, inchiostri colorati, matita nera, matite colorate, mosaico, pittura murale, pittura ad olio, pastelli, penne, pittura polimaterica, sanguigna, tecniche miste su casta, tempera, acquaforte, acquatinta, cera molle, maniera nera, puntasecca, litografia, monotipo, serigrafia, silografia.

Per passare rapidamente in rassegna le caratteristiche delle tecniche più comuni, partiamo proprio dalla pittura a fresco, definita “affresco” in quanto eseguita su di una base di intonaco di malta fresca. Nella tecnica da affresco i colori non contengono alcun fissativo ma, una volta stesi sulla malta vanno ad incorporarsi strettamente con il supporto.

La pittura a rilievo ha una storia abbastanza recente, in quanto nasce e si sviluppa negli anni ’50 con le avanguardie artistiche: la creazione di quadri con forti contrasti di luci ed ombre, quasi come in un bassorilievo, è proprio il tipico risultato dell’uso di questa tecnica. L’acquerello è invece una tecnica basata sull’uso di colori macinati solubili in acqua, per un risultato molto trasparente ed “acquoso”, appunto. I quadri realizzati con tecnica acrilica sono molto diffusi: si tratta di colori a tempera di rapida essiccazione e dalle tonalità molto vivaci. La tempera è la classica tecnica per la pittura a cavalletto, ed ha il notevole vantaggio di accorciare i tempi di asciugatura rispetto all’olio. Non ha invece bisogno di tempi di asciugatura il carboncino, una materia molto fragile che, se usato da una mano esperta, può regalare una vasta gamma di tonalità del grigio e del nero. Il carboncino ha una storia molto antica (veniva utilizzato anche nella preistoria) e si presenta oggi sotto forma di matite, gessi o bastoncini. Trionfa invece il colore nel caso delle carte colorate, molto amate da pittori come Lorenzo di Credi, Filippo Lippi e da alcuni allievi di Beato Angelico. I quadri di questi grandi artisti sono eseguiti a penna o a punta d’argento; più avanti nel tempo, segnaliamo che anche Patisse usò ampiamente questa tecnica.

Una tecnica molto antica è l’encausto, che veniva praticato nella Grecia antica ed in molte aree mediterranee e medio orientali. L’encausto consiste nel realizzare quadri attraverso l’uso di colori diluiti con cera fusa. Una tecnica che regalava notevoli soddisfazioni agli artisti, ma che poi lasciò posto all’affresco. Tornerà in auge solo molti secoli più tardi. Non più di cera ma bensì di acqua si parla nel caso del guazzo: il guazzo o gouche è una pittura a colla solubile ad acqua, in un certo senso affine alla tempera.

Per concludere questa carrellata attraverso le tecniche che ci hanno regalato i quadri più belli della storia dell’arte italiana e mondiale, un cenno va senza dubbio alla pittura ad olio: sembra che i colori ad olio abbiano fatto la loro comparsa nelle Fiandre nel 1300. Uno dei pionieri della pittura ad olio fu Jan Van Eyck; in Italia l’olio approda e trionfa invece in epoca rinascimentale, imponendosi come tecnica in assoluto più usata fino praticamente ad oggi. L’olio di lino è l’ingrediente principale di questo tipo di pittura: un componente luminoso, opaco, trasparente, elastico, capace, per le sue caratteristiche intrinseche, di essere malleabile alle esigenze dell’artista. Tra tutte le tecniche elencate, quindi, l’olio spicca per duttilità e per essere stata in grado di rispondere tanto alle esigenze della tradizione quanto a quelle della modernità.

Il Palazzo del Quirinale una miniera di dipinti di inestimabile valore

L’arte italiana è una miniera di dipinti di altissimo valore, presenti nei musei, nelle chiese, nei palazzi di quasi ogni città. Anche nei paesi più piccoli sarà facile imbattersi in una chiesetta o in un municipio adornati con splendidi dipinti di grande valore. Purtroppo noi italiani siamo talmente abituati ad avere tutta questa bellezza sotto gli occhi quotidianamente che ci scordiamo quanto sia importante valorizzarla dal punto di vista turistico e tutelarla con opere di restauro e manutenzione.

Uno dei palazzi più belli d’Italia, pregevole dal punto di vista architettonico e per i numerosi dipinti di valore presenti nelle sue numerose sale è il Palazzo del Quirinale a Roma. All’epoca dei papi ciascuna delle sale di rappresentanza era arredata con quadri aventi per soggetto immagini di episodi sacri. Tali immagini erano presenti veramente ovunque, basti pensare che la sala del biliardo era impreziosita da un dipinto della Madonna col Bambino ed i santi Caterina, Girolamo e Lucia, realizzato nel 1779 per opera di Pompeo Batoni. Purtroppo alcuni dipinti ed i cartoni preparatori presenti al Quirinale provenienti dalla Basilica di San Pietro sono state spesso sostituite con copie a mosaico a seguito dei furti operati dalle truppe napoleoniche e dell’abbandono del palazzo da parte dei papi dopo il settembre 1870. Nonostante ciò i napoleonici lasciarono nel Palazzo del Quirinale alcuni dipinti: una stupenda Annunciazione di Guido Reni risalente al 1610 presente nella cappellina dell’Annunziata, la tavola col San Giovannino, acquistata da Clemente XII come opera di Raffaello (attribuita lungamente a Giulio Romano ed oggi ad un ignoto pittore del Cinquecento), il Martirio dei Gesuiti di Jacques Courtois (1621-1676), due sante del francese Simon Vouet (1590-1649) e due pale d'altare di Giovanni Lanfranco e Carlo Maratta.

Durante i primi anni del Regno d’Italia i Savoia dovettero occupare gli spazi lasciati vuoti dalle depauperazioni napoleoniche e scelsero per questo scopo una serie di dipinti con temi profani, come ad esempio argomenti storici, dinastici o familiari. L’obiettivo era quello di rendere questo palazzo così austero una reggia in pieno stile settecentesco, sfarzosa e luminosa, privata della serietà dei dipinti di argomento sacro. Ecco quindi apparire i ritratti di esponenti della casata, scene di episodi storici, ma anche di vita quotidiana o di ambientazioni naturali e paesaggistiche.

Spiccano, in questo senso, le due tele di Sebastiano Ricci, (Ester davanti ad Assuero e Il Convito di Baldassarre, del 1733) le Sei Storie di Enea (del 1735).

Altare con Annunciazione - Guido Reni