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Cornici

La cornice: un’opera d’arte per le opere d’arte.

In epoca alto medievale il ruolo della cornice era piuttosto relativo: essa non aveva affatto un ruolo estetico, ma si trattava piuttosto di un sottile bordino avente il ruolo di delimitare l’opera d’arte dentro dei “confini” precisi. Questo accadeva soprattutto nel caso di pittura murale, molto spesso all’interno di chiese e monasteri.

Nel basso medioevo il suo ruolo si fa più definito: essa deve sottolineare e mettere in risalto il contenuto. Spesso in questo periodo la cornice è scolpita assieme alla pala o alla tavola che ospita il dipinto, in un lungo processo che implica varie operazioni: la scelta del legno, la sua stagionatura, il suo intaglio. Il legno andava tagliato dalla pianta solo in determinati periodi del mese, in funzione delle fasi lunari e dello stato della pianta specifica. L’attenzione alle fasi lunari consentiva di evitare che il legno fosse attaccato dai tarli. La stagionatura doveva essere di circa vent’anni allo scopo di evitare che il legno si ritirasse o modificasse la sua conformazione una volta montato. Inoltre per ogni blocco di legno veniva scelta sempre la parte centrale, più asciutta e compatta.

Tra i legni maggiormente selezionati per dar vita a pale, tavole e cornici vi erano il pioppo, il pino, il cirmolo, l’abete e l’olmo. Gli alberi da frutto, in particolar modo il pero, venivano tinti per produrre vere e proprie imitazioni del noce, molto costoso e quindi molto inaccessibile.

Le botteghe degli antichi maestri corniciai sorsero in particolare a Venezia ed a Firenze: vi si realizzavano cornici di ogni genere: scolpite, intagliate, laccate o in arte povera. A questo proposito Venezia è nota in quanto nel 1355 vi sorse la prima corporazione di corniciai con l’esclusiva nella creazione e nel commercio di cornici, i cosiddetti “marangon de soaza”.

Il Rinascimento vede il sorgere di forti attività di mecenatismo e di un rinnovato interesse per l’arte sia da parte di privati che da parte della Chiesa che sempre più spesso commissionava opere d’arte e cornici per impreziosire e sottolineare le creazioni dei grandi artisti dell’epoca.

Sulla scia di questo nuovo interesse per il mondo dell’arte, le tecniche per la realizzazione delle cornici per i quadri si evolvono e si raffinano. Anche la cornice diventò un’opera d’arte, alla stregua delle opere che racchiudeva. Molto spesso accadeva che le cornici venissero ideate e disegnate dagli stessi autori che realizzavano le opere, in modo che vi fosse assoluta armonia d’intenti e risultati tra l’opera e la sua cornice.

Nel Cinquecento nacque la cornice “a cassetta”, molto sagomata ed impreziosita da intarsi e motivi di vario genere, schiariti dal color oro o anticati tramite bitume.

Mano a mano che il legno si seccava e si ritirava, gli angoli venivano arricchiti di decorazioni ed intarsi a mascherarne le fessure che il tempo aveva creato.

In Veneto, in particolare, prese piede un tipo di cornice chiamata “alla Sansovino”, inventata dallo scultore fiorentino Jacopo Sansovino, spesso impreziosita da foglia oro o lasciata naturale. La moda della cornice “alla Sansovino”  decadde verso il Settecento e venne sostituita da cornici più ricche decorate con motivi floreali.

Fu proprio il Settecento l’epoca d’oro per quanto riguarda la produzione di cornici a Venezia, dove si contavano ben 36 botteghe artigiane.

La realizzazione delle cornici per i quadri divenne nel corso dei secoli una vera e propria attività artigianale con connotazioni artistiche, poiché in nessun’altra attività mai un artigiano riuscì ad esprimere tutto se stesso sbizzarrendosi in una vasta gamma di particolari, dettagli e motivi decorativi.

Produzione artigianale cornice