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Pop-art

Warhol, Lichtenstein e gli altri maestri.

Se ogni movimento artistico è fedele testimone del suo tempo, a maggior ragione questo vale per la pop-art, ironica compagna dell'epoca del consumismo di massa tipico degli Stati Uniti e dell'Europa a partire dagli Anni Sessanta. La sfida della pop-art fu quella  di inserire nella tradizione delle belle arti immagini e stilemi della cultura popolare, soprattutto di massa, come i fumetti, la pubblicità e gli oggetti quotidiani, in reazione all'espressionismo astratto che dominava a quei tempi (la pop-art nacque verso la fine degli anni Cinquanta, prima in Gran Bretagna e poi negli Stati Uniti).

Sovente la collocazione fuori dal contesto di immagini e oggetti rasenta l'estetica Dada, ma soprattutto la pop-art enfatizza l'elemento banale o kitsch della cultura con un uso proverbiale dell'ironia. Secondo alcuni questo movimento artistico fu uno degli ultimi prima del postmoderno mentre alti studiosi lo considerano, insieme al minimalismo, una delle prime espressioni di questa nuova corrente del pensiero.

Le origini britanniche

Il precursore della pop-art inglese fu l'Independent Group, una coterie di giovani artisti che si opponevano alla consueta estetica modernista. La prima opera ufficiale del movimento fu infatti I was a Rich Man's Plaything, collage di Eduardo Paolozzi del 1947 (ma presentato nel 1952, al primo meeting del gruppo), che per primo conteneva la parola "pop" racchiusa nella nuvola di fumo che usciva da un revolver.

Il termine "Pop-art" divenne comune dopo che John McHale lo coniò per primo nel 1954, malgrado altri lo facciano risalire al saggio del 1958 del critico Lawrence Alloway dal titolo The Arts and the Mass Media.

USA: Lichtenstein e Warhol

Negli Stati Uniti, la pop-art raggiunse il massimo splendore negli anni Sessanta, dove l'impatto della produzione di massa finì con l'influenzare sempre di più il movimento che si proponeva in rapporto con essa.

Roy Lichtenstein e Andy Warhol sono solo due fra i nomi più celebri dell'ondata pop di questi anni, così come conosciute da tutti sono le opere principali di questi artisti: dalle composizioni ispirate alle strisce di fumetti del primo (fra queste Drowning Girl) si passa alle famosissime Campbell’s Soup del secondo, vero gigante della pop-art che influenzò con centinaia di opere, forse più di ogni altro, lo stesso movimento.

La pop-art italiana

La pop-art diede naturalmente i suoi frutti anche in Italia. I primi artisti che si possono considerare precursori della scena furono Enrico Baj e Mimmo Rotella, poi il movimento arrivò a includere Mario Schifano, Franco Angeli, Giosetta Fioroni, Tano Festa, Gainni Ruffi, Roberto Barni, Silvio Pasotti, Umberto Bignardi, Claudio Cintoli e in parte Piero Manzoni e Lucio del Pezzo.

La pop-art italiana segue da vicino gli stilemi dell'estetica internazionale, con nessun oggetto che viene bandito dalla rappresentatività - auto, cartelli stradali, programmi televisivi, personaggi della cultura giovanile o popolare – e la diversa iconografia come unica variabile.

Campbell’s Soup - 1962 - Andy Warhol