Falsi d'autore
La mercificazione dell’opera d’arte per scopi commerciali: i falsi d’autore.
Uno dei fenomeni più evidenti che coinvolge l’arte contemporanea è la sua commercializzazione e la sua conseguente mercificazione. Ovviamente qualunque opera frutto del lavoro o dell’ingegno umano ha un valore materiale ed è rivendibile a terzi. Ma nel caso dell’arte, il discorso rischia di farsi di più ampio respiro, in quanto è necessario valutare il ruolo che l’arte riveste nella società.
La società ha bisogno dell’arte, ed è per questo che non solo essa attinge alla creatività spontanea dell’artista ma, nel momento in cui essa ha bisogno di un prodotto artistico per una specifica esigenza, va a commissionarne la creazione. Se poi l’esigenza specifica sia o meno un’esigenza politica, questo non è di nostro interesse in questo momento: ciò che ci preme sottolineare è che l’arte non solo oggi ma anche secoli e secoli addietro si è “venduta” al volere di chi l’ha comprata. In questo modo si è assistito ad una mercificazione dell’opera d’arte, non più o non sempre intesa come creazione di un istinto personale o espressione di un sentimento o di un pensiero, ma come vendita di un prodotto in uno specifico meccanismo di mercato.
Nonostante quanto detto sopra, purtroppo spesso accade di assistere a fenomeni di speculazione vera e propria sull’opera d’arte: questo si verifica quando il committente, avendo pagato l’opera, la ritiene sua e ne dispone a suo piacimento, permettendosi anche di rivenderla altrove e quindi guadagnandoci del denaro. Purtroppo la legislazione sul “diritto d’autore” è molto precisa riguardo ai testi scritti ma rimane spesso nebbiosa ed incompleta con riferimento alle arti visive. Un aspetto della speculazione si riferisce alla creazione dei “falsi d’autore”, il cui fenomeno è indubbiamente molto antico.
Dopo la caduta di Corinto, nel 146 a.C., i romani di alto livello sociale, abbagliati dalla superiorità dell’arte greca, diedero il via ad una vera e propria gara a chi più ornava la propria casa con statue provenienti dalla Grecia. Accadeva che, non riuscendo a procurarsi gli originali, essi finissero col farsele riprodurre da artisti locali. La creazione dei falsi d’autore è da ricondurre, al giorno d’oggi, al fenomeno del collezionismo, un fenomeno in realtà nato già nell’Ottocento con la nascita di una nuova classe sociale abbiente e con un nuovo potere d’acquisto. Il desiderio di possedere un quadro d’autore ha origine quindi nel desiderio di avere una collezione privata: a volte si tratta di amore per l’arte e per le opere del passato e di puro interesse culturale, altre volte (molto più spesso) è invece un fenomeno puramente legato alle mode. Non un vero amore per l’arte, ma fattori propagandistici legati agli interessi dell’industria turistica, spingono ogni anno migliaia di persone verso le mostre allestite nelle nostre città. E non è amore per l’arte se il collezionista sceglie di acquistare un quadro piuttosto che un altro. L’acquisto di un’opera d’arte può rivelarsi un vero e proprio investimento, come acquistare oro e argento.
In questo contesto, il falso d’autore è una piaga decisamente dilagante: il falso viene prodotto nel momento il cui il valore di un artista e delle sue opere sale a dismisura, perché l’artista è passato a miglior vita o perché la sua fama è stata prodotta artificialmente per volere dei mercanti d’arte. Spesso i falsi d’autore (ed i falsari) riescono spesso ad ingannare non solo il profano, ma anche l’esperto d’arte. Il falso perfetto ovviamente non esiste, ma molto spesso la vicinanza culturale tra l’esperto e l’opera d’arte (e tra l’esperto e il falsario) è molto forte, per cui l’esperto finisce con l’interpretare l’opera secondo la sua cultura senza accorgersi immediatamente degli errori. Solo col passare degli anni è possibile individuare un falso quindi: quando il tempo ha messo abbastanza spazio tra l’esperto e l’opera analizzata ed il giudizio si fa più obiettivo e scevro da condizionamenti culturali.