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Pittori

I grandi pittori e le grandi guerre: reazioni ed approcci contrastanti.

Ogni pittore ha la sua storia, ed a parte l’innato talento di ciascuno di essi, è proprio la loro storia che fa di loro dei grandi pittori, perché attraverso le loro opere ci hanno insegnato qualcosa, ci hanno narrato episodi della loro vita reale o interiore, si sono messi a nudo con una sensibilità veramente unica. Chi di noi al giorno d’oggi avrebbe il coraggio di parlare di sé così apertamente? Attraverso le grandi opere di tutti i tempi siamo riusciti a comprendere gli artisti di tutte le culture e di conoscerli. Al di là delle intuizioni a volte fantasiose di alcuni critici d’arte.

Come non comprendere lo strazio e la sofferenza di Picasso nel guardare il Guernica? Come non cogliere la voglia di sublime e l’immenso senso d’amore che palpitava nel cuore di Leonardo nell’ammirare La Gioconda? Anche questo impossibile. Ed ogni epoca, ogni singolo pittore, ci ha donato tutto se stesso senza timore dei giudizi, di dover fuggire in esilio in cerca di equilibrio o in fuga da una persecuzione politica. Pensiamo proprio alla Spagna della Guerra civile, ad esempio, che ha costretto alla fuga pittori, scrittori e poeti; e non solo, perché tutti i fascismi e le dittature del mondo da sempre hanno fatto del male agli animi degli artisti.

Picasso, ad esempio, preferì rimanere neutrale durante tutti i conflitti ai quali ebbe la sfortuna di assistere nella sua vita: la guerra civile spagnola e le due guerre mondiali. Durante la guerra civile spagnola egli viveva in Francia, e da lì, attraverso le sue opere, espresse tutta la rabbia e la disapprovazione che provava nei confronti di Franco e dei Fascismi in generale. Ricasso scelse di rimanere a Parigi anche durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la città era occupata dai tedeschi. Proprio nel Guernica, Picasso condanna proprio i brutali bombardamenti tedeschi sulla cittadina basca.

Ma non sempre i pittori e gli artisti più in generale si sono schierati contro la guerra; sicuramente è stato molto frequente che gli artisti di tutte le epoche e di tutte le culture si siano posti contro ogni forma fascista e dittatoriale e collocati in un’ottica comunista, ma non in tutti i casi. Il movimento futurista, ad esempio, nasce e si sviluppa in un’ottica di esaltazione e glorificazione del progresso e con esso della guerra. Dopo il Manifesto di Marinetti, impregnato di un aria polemica e ribelle, molti giovani pittori soprattutto degli ambienti milanesi vennero attratti dal Futurismo: ci riferiamo a Carlo Carrà, Umberto Boccioni, Luigi Russolo. Essi si impegnarono a trasporre in arte visiva ciò che Marinetti aveva espresso con le parole. Russolo si impegnò anche sul fronte musicale, trasponendo le idee futuriste in musica. Per questi pittori la guerra era una forma di espressione artistica, e quelli di loro che sopravvissero alla Prima Guerra Mondiale si lanciarono, con il termine del conflitto, in un nazionalismo ancora più forte che li condusse nel giro di pochi anni ad abbracciare il Fascismo.

Il Futurismo, con i suoi ideali così forti e tuttavia così interessanti, oggi si è esaurito: tuttavia, nelle monete da 20 centesimi, è raffigurata proprio un’opera di Boccioni: “Forme uniche della continuità nello spazio”.

Autoritratto - Paul Gauguin